Benzina e gasolio in aumento. La Puglia tra le regioni più care

Benzina e gasolio in aumento. La Puglia tra le regioni più care
di Giuseppe MARTELLA
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Venerdì 26 Aprile 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 10:27

Il caro carburante «accende» la Puglia. Il Tacco d’Italia continua a essere tra le regioni nelle quali benzina e gasolio costano mediamente di più: la situazione è sempre più pesante per gli automobilisti pugliesi e per chi ha scelto di trascorrere sul territorio pugliese i ponti di vacanza compresi tra la fine di aprile e l’inizio del mese prossimo. Nella giornata della Festa della Liberazione, per esempio, i rilevamenti medi completati dall’Osservaprezzi Carburanti del Ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno fotografato anche in Puglia una situazione di certo non semplice per gli automobilisti. Oltre due euro il prezzo medio della benzina in modalità “servito”, 2.082 euro per la precisione, valore che scende a 1.921 euro per il “self”. Di contro, ieri, costava mediamente 1.948 euro il gasolio erogato dall’addetto alla pompa di servizio, e 1.783 euro se era lo stesso conducente a occuparsi del rifornimento.

I prezzi

Entrando nello specifico dei prezzi, la benzina mediamente più costosa si ha in provincia di Taranto con un valore di 2.110 euro a litro; seguono Lecce, prezzo medio “servito” a 2.090 euro, Bari e Brindisi, province nelle quali 100 centilitri di verde costa in media 2.084 al litro. Benzina più conveniente nella Bat: qui il costo medio calcolato è pari a 2.054 al litro. Taranto conquista anche la prima piazza del podio per il costo medio del gasolio, 1.979 euro/l. Prezzi appena più convenienti a Lecce (1.957 euro per litro), Brindisi con un valore medio pari 1.942 euro ogni litro. Si risparmia qualcosa in più nel barese (1.940 euro/l) e nella Bat, territorio dove in media il gasolio costa “soltanto” 1.914 euro al litro. A spulciare bene i numeri dell’Osservaprezzi Carburanti del Mimit si vede però come in una moltitudine di casi i prezzi del carburante abbiano sfondato in maniera abbondante la soglia dei due euro al litro nella modalità “servito”. Se a Taranto un impianto eroga benzina al prezzo di 2.547/l e il gasolio a 2.471 euro ogni litro, nelle altre province si toccano punte comprese tra i 2.329 euro di Lecce e 2.294 euro nella Bat per la senza piombo e valori tra 2.291 euro in provincia di Brindisi e 2.189 euro/l nella provincia di Barletta – Andria – Trani per il diesel.

Alla base dei rincari, che fanno parlare di “stangata di primavera” per gli automobilisti le associazioni c’è un’ondata di aumenti delle materie prime. E il peggio pare ancora dovere arrivare anche per l’inevitabile aumento della domanda connesso ai viaggi di fine primavera e della prossima estate. «Se è vero che l’aumento dei costi dei carburanti è legato in maniera chiara agli scenari di guerra e a quanto accade ad esempio nel Canale di Suez – sottolinea Paolo Castellana, vicepresidente vicario nazionale della Figisc, Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburante di Confcommercio il problema serio è un altro, la mancanza di prodotto raffinato in Italia. Una questione complessa che mette il nostro Paese in una situazione di evidente difficoltà». Castellana continua: «Negli anni si sono chiuse quattro importanti raffinerie sul territorio nazionali, alcune delle quali riconvertite per la produzione di carburante biologico, un percorso costoso e ancora lungo. E così da produttori per il mercato esterno ed esportatori siamo divenuti importatori anche di prodotto raffinato oltre che di greggio. Per un dato periodo poi la raffineria di Priolo in mano della società russa LukOil non ha prodotto, unico caso in Europa perché negli altri Stati le aziende russe non hanno mai bloccato la produzione, a seguito delle sanzioni internazionali imposte alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina». Per Castellana quella attuale non è una situazione che volgerà presto al meglio per gli automobilisti: «Dopo i rincari costanti di questi mesi – puntualizza – è bene tenere presente come si stia andando verso i mesi, quelli compresi tra la fine della primavera e l’estate, la richiesta di prodotti petroliferi è più alta e con l’aumento della domanda i prezzi sono destinati a restare alti, quando già a non aumentare ancora».

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