Zanzara, gli esperti rassicurano: «Malaria? Serve solo prudenza»

Zanzara, gli esperti rassicurano: «Malaria? Serve solo prudenza»
di Giuseppe MARTELLA
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Martedì 30 Aprile 2024, 05:00


Il ritrovamento in alcune zone della Puglia della zanzara vettore della malaria anima il dibattito scientifico. E se, da un lato, il fatto che uno studio dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata abbia censito insetti appartenenti alla specie “Anopheles sacharovi” in 11 siti compresi nell’area costiera tra Otranto e il Sud leccese non debba per gli studiosi generare inutili allarmismi, è evidente come dagli stessi esperti arrivi l’invito ad alzare la soglia di attenzione.

Le rassicurazioni

«Questa particolare specie di zanzara è un vettore della malaria – spiega Adriana Giangrande, ordinario di Zoologia dell’Università del Salento e allieva di alcuni degli scienziati che hanno vinto in Italia la battaglia contro la malattia certificata dall’Oms nel 1970 - così come altre che pure sono state ritrovate nel nostro Paese, ad esempio nel Lazio. Quella ritrovata in Puglia è una specie aliena, come tante ormai se trovano sulla terra e in mare.

La buona notizia è che le “Anopheles sacharovi” catturate nel Salento non hanno il Plasmodio – puntualizza la docente di UniSalento - il responsabile della trasmissione della malattia». Nessuna grande preoccupazione, dunque, per l’uomo. «Al momento, la situazione è sotto controllo. La situazione potrebbe divenire più seria – dice ancora la professoressa Giangrande – qualora la zanzara entrasse in contatto con un soggetto che, arrivando o rientrando da Paesi dove la malaria è presente, fosse contagiato e avesse il Plasmodio. La specie “Anopheles sacharovi” è capace allo stesso tempo di infettarsi succhiando il sangue umano e di infettare rilasciando saliva».

Alzare la soglia dell'attenzione

Dinanzi alla presenza di queste nuove specie di zanzare è necessario dunque alzare la soglia di attenzione: «Oggi abbiamo gli strumenti per abbattere la presenza di questi insetti e d’altra parte – rimarca la docente di Zoologia - basta mettere in atto pochi utili accorgimenti, dall’uso di zampironi a quello delle piastrine antizanzare, dall’evitare il ristagno di acqua nelle sue varie tipologie. Tocca alla scienza cercare di comprendere, invece, quali siano le strade da battere per eradicare queste specie».

A favorire l’arrivo e la stanzialità della zanzara “Anopheles sacharovi” in aree come la Puglia, dove l’insetto mancava da oltre 50 anni, i cambiamenti climatici che stanno investendo la terra. «La crescente tropicalizzazione del clima, l’aumento delle temperatura e dei tassi di umidità – conclude l’ordinario dell’Ateneo salentino, Adriana Giangrande – di certo sono elementi positivi alla proliferazioni di nuove specie aliene sia sulla terraferma che in mare. È necessario capire quali micro habitat preferiscono e agire di conseguenza per frenare l’aumento della loro presenza».

Il parere degli esperti

Sulla necessità di tenere alta la guardia punta Paolo Gabrieli, professore di Zoologia della Statale di Milano. «Le condizioni attuali non giustificano un allarme immediato, se però dovessero verificarsi condizioni propizie a un'esplosione della popolazione di questi insetti, allora certamente la domanda dovremmo farcela. È fondamentale per questo – continua Gabrieli - continuare a seguire il comportamento di questi insetti e controllarne la proliferazione». Il docente della Statale continua: «le zanzare fungono solo da vettori. Quando nascono, tendenzialmente, sono sane. Per poter trasmettere il patogeno devono prima infettarsi loro stesse e affinché ciò accada ci deve essere un serbatoio della malattia che in Italia non esiste. Meno le zanzare anofele sono numerose, e oggi in Italia lo sono molto poco, e meno è probabile che l'incontro con l'uomo avvenga. Bisogna stare attenti, piuttosto, - conclude Gabrieli -- a non creare delle condizioni che favoriscano la diffusione di nuove zanzare invasive che possono portarci malattie dall'estero».

Dopo il ritrovamento delle “Anopheles sacharovi” in Puglia, sulla questione del rischio malaria interviene anche Matteo Bassetti, direttore del Dipartimento Malattie Infettive del Policlinico “San Martino” di Genova. «Nessun allarme per la popolazione, perché non c'è un rischio immediato di trasmissione della malaria, ma la presenza di questi possibili vettori però pone – spiega il professor Bassetti - un problema nel discorso generale sulle zanzare e i cambiamenti climatici. Spero che questa scoperta in Puglia serva a lavorare meglio su tutti i generi di zanzare attraverso larvicidi e pesticidi. E chi dice oggi di far crescere l'erba senza tagliarla per difendere la biodiversità, spero ricordi che le zanzare sono vettori – la chiosa - di Dengue, West Nile, Chikungunya e della malaria».

Partendo proprio dallo studio effettuato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e della Basilicata, a parlare è anche Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di Malattie infettive e tropicali e ordinario di Malattie infettive all’Università Tor Vergata di Roma: «Il fatto che in Puglia sia stata trovata l'“Anopheles sacharovi” ci dice che dobbiamo stare un po’ più attenti che in passato, ma nulla di più. Alcuni casi di malaria in Italia ci sono, la maggior parte di importazione, e non hanno mai portato a focolai o situazioni endemiche. La circolazione della Anopheles maculipennis va quindi sì monitorata – ribadisce Andreoni - ma senza particolari allarmi».

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