In Puglia occupazione in crescita

In Puglia occupazione in crescita
di Andrea TAFURO
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Mercoledì 1 Maggio 2024, 05:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 12:48

Primo maggio di riflessione per il mondo del lavoro in Puglia. L’occasione è la festa dei lavoratori con un bilancio in chiaroscuro su scala nazionale, ma che nella regione lascia intravedere i primi spiragli di ripresa economica facendo segnare l’incremento delle nuove assunzioni (+6,3% di crescita), pur accusando ancora un divario economico tra Nord e Sud. Tema su cui si è soffermato ieri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della celebrazione della festa del lavoro al distretto agro-alimentare del Cosentino. «Il Mezzogiorno d’Italia è una parte dell’Europa, ed è decisivo per il futuro, insieme ai vari Sud del Continente. Vi sono eccellenze e grandi divari. Le Regioni meridionali - ha affermato Mattarella - dispongono oggi di un reddito che non raggiunge quello di altre aree nazionali. Per alcuni aspetti i loro cittadini fruiscono di servizi meno efficienti. Nel Meridione il tasso di occupazione è più basso rispetto al Centro e al Nord. Donne e giovani pagano un costo elevato e sono tanti coloro che, a malincuore, lasciano la loro terra d'origine, accentuando un rischio di spopolamento che andrebbe, invece, frenato». «Lo sviluppo della Repubblica ha bisogno del rilancio del Mezzogiorno - ha aggiunto il Capo dello Stato. È appena il caso di sottolineare come una crescita equilibrata e di qualità del Sud d'Italia assicuri grande beneficio all'intero territorio nazionale. Una separazione delle strade tra territori del Nord e territori del Meridione recherebbe gravi danni agli uni e agli altri».

La sicurezza


Altro argomento affrontato dal presidente Mattarella, è la necessità di avere sicurezza sui luoghi di lavoro. «Non possiamo accettare lo stillicidio continuo delle morti, provocate da incurie, da imprudenze, da rischi che non si dovevano correre. Mille morti sul lavoro in un anno rappresentano una tragedia inimmaginabile. Ciascuna di esse, anche una sola, e inaccettabile».
Un quadro d’insieme sul lavoro che richiede dunque attenta riflessione, ma che vede la Puglia al primo posto tra le regioni italiani per crescita occupazionale (6,3%). I dati del report realizzato dall’associazione artigiani e piccole imprese Mestre (Cgia), hanno fatto emergere che il numero degli occupati in Italia è salito di 292mila unità: nell'aprile del 2023 gli occupati erano 23.481.000, a fronte dei 23.773.000 a febbraio 2024 (dati Istat). Le previsioni dicono che lo stock totale degli occupati crescerà ancora, sfiorando i 24 milioni entro il 2025. 
Su scala nazionale, il 98% delle imprese ha meno di 20 addetti. Al netto dei lavoratori nel pubblico impiego, nelle Pmi lavora il 60% circa degli occupati.

Il numero dei lavoratori altamente specializzati/qualificati è salito nell'ultimo anno del 5,8% (+464 mila), pari al 96,5% dei nuovi posti di lavoro creati nel 2023; mentre rispetto al 2019 la variazione è del +2,3%, ma più contenuta sull'anno prima (+192 mila) con una incidenza del 40,7% sui nuovi posti di lavoro creati in questo ultimo quadriennio. Rimangono però ancora delle criticità, prima fra tutte il basso tasso di occupazione: tra i 20 Paesi dell'area dell'Euro, l'Italia è ultima con un 61,5%, contro una media del 70,1% dell'Eurozona. I lavoratori autonomi; rispetto al 2019 sono scesi di 223 mila unità (-4,2%), sebbene nell'ultimo anno ci sia stata una lieve ripresa (+62 mila; +1,3%).

I numeri


Il Mezzogiorno ha avuto gli incrementi occupazionali più importanti. Rispetto al 2019 la Puglia ha registrato +77mila assunzioni, poi Liguria (+31mila) e Sicilia (+69mila) entrambe con il +5,2%, la Campania +3,6% (+58 mila) e la Basilicata con il +3,5% (+7 mila). A livello provinciale nella crescita primeggia Lecce (+16,5%;+36.500). Poi Benevento (+12,4%;+10 mila) ed Enna (+11,2%;+4.800). Buona anche la performance di Bari. Non tutto il Mezzogiorno ha però risultati positivi. Tra gli ultimi posti della graduatoria provinciale ci sono con -4,3% il Sud Sardegna (-4.900) e Siracusa (-5.000), Caltanissetta (-5,2%;-3.400), Sassari (-6,8%;-12.600) e ultima Fermo (-7,9%;-6 mila).
Aumentano dunque gli occupati in Puglia ma si moltiplicano le tipologie contrattuali. «Dal decreto legislativo 276/2003 in poi - spiega il data analyst Davide Stasi (relatore oggi ad Acquarica–Presicce dell’incontro “Primo maggio di comunità”) - il sistema non ha fatto altro che produrre nuove forme contrattuali con conseguenti difficoltà interpretative o applicative. Ma soprattutto ha accentuato la tendenza alla frammentazione e alla segmentazione del mercato del lavoro». In questo contesto può risultare utile “sondare” le caratteristiche e le novità che emergono dal mercato del lavoro per verificare se e in che misura occorre aggiungere nuove tipologie contrattuali o modificare quelle esistenti. «In sostanza, oltre a reprimere o disincentivare quei fenomeni di segmentazione del mercato che esprimono una volontà elusiva, - conclude Stasi - occorrerebbe creare discipline giuridiche diverse, che tengano conto della funzione di specializzazione che le tipologie contrattuali devono svolgere».

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