Neonato malato trasferito al Bambino Gesù dall’Inghilterra, presto l'operazione. I genitori: «Lì i medici ci avevano detto di abortire»

Il caso ricorda quello di Indy Gregory: perché la giustizia inglese è così limitante?

Neonato malato (come Indy Gregory) e trasferito al Bambino Gesù dall’Inghilterra: è salvo. «I medici inglesi ci avevano detto di abortire»
Neonato malato (come Indy Gregory) e trasferito al Bambino Gesù dall’Inghilterra: è salvo. «I medici inglesi ci avevano detto di abortire»
di Redazione web
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Venerdì 26 Aprile 2024, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 15:30

Una notizia a lieto fine per il piccolo D.M. Il neonato di appena un mese è affetto da una grave cardiopatia congenita: in Inghilterra avevano consigliato ai genitori di abortire. Ma mamma e papà non hanno mai pensato nemmeno per un secondo di prendere questa decisione. Nel Paese anglosassone era già stata fissata per lui l’udienza davanti alla Family court inglese, il tribunale specializzato nel diritto di famiglia. Poi la svolta grazie all'intervento dell'avvocato Simone Pillon che è riuscito ad avere il via libera al trasferimento nella Penisola. 

Il piccolo è stato portato in Italia grazie alla sua cittadinanza italiana e del padre, ed ora è a Roma. Appena arrivato all'ospedale pediatrico Bambino Gesù, il bimbo ha subito due interventi chirurgici per la realizzazione del bendaggio dell’aorta e già nei prossimi giorni (o addirittura oggi), come riporta il Corriere della Sera, verrà sottoposto a un’altra operazione.

Un percorso che è stato possibile anche grazie alla stretta collaborazione tra il Bristol Royal hospital for children, che non si è sentito però in grado di intervenire a livello chirurgico e terapeutico, e il Bambino Gesù, dove il cardiochirurgo Lorenzo Galletti ha invece dato immediatamente la sua disponibilità.

Dunque, un volo speciale quello per il piccolo D.M. effettuato grazie all'aiuto speciale dell’Aeronautica militare e all’intermediazione della presidenza del Consiglio. «I medici hanno detto che la situazione è buona - spiega Pillon - anche se al momento si parla di speranza. E hanno detto che il piccolo ha un gran voglia di vivere».

Lieto fine italiano

Il papà del piccolo paziente ha origini trevisane ma è da anni residente per lavoro in Inghilterra, dove ha conosciuto la moglie nigeriana e grazie al suo avvocato Simone Pillon è riuscito ad avere la documentazione necessaria per il trasferimento del bimbo dall’Inghilterra all’Italia a bordo di un velivolo C-130, sempre all’interno di un’incubatrice e costantemente monitorato dal personale sanitario: «Era stata fatta una diagnosi prenatale e per questo i medici inglesi avevano consigliato ai miei assistiti di interrompere la gravidanza - spiega l’avvocato Pillon, lo stesso che lo scorso anno aveva assistito la famiglia di Indi Gregory - ma la coppia è molto cattolica e si è rifiutata di prendere in considerazione l’ipotesi. Sapevano che il bambino avrebbe avuto dei problemi alla nascita ma erano convinti che sarebbe stato comunque curato».

«I protocolli sanitari inglesi prevedono che le cure possano partire dai due chili di peso del neonato - continua Pillon -. Ma una volta arrivati ai due chili, i medici hanno spostato l’asticella dicendo che il bimbo sarebbe dovuto arrivare almeno a due chili e mezzo. E quindi i genitori hanno capito che era tutto un modo per prendere tempo e condurlo al fine vita.

Così hanno deciso di intraprendere il percorso di trasferimento in Italia, in una struttura dedita alla cura dei minori».

Il fantasma di Indy Gregory 

Poteva essere l'ennesima morte «causata» dalla giustizia inglese, ma i casi sono diversi. Epiloghi tristi come successo per Charlie Gard (nel 2017), Alfie Evans (nel 2018) e Indi Gregory (nel 2023). Il primo era affetto 
da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia genetica rara, ricoverato nel Great ormond street hospital di Londra; il secondo era malato di un disturbo neurodegenerativo e seguito all’Alder hey hospital di Liverpool.

Se leggendo queste righe vi è venuto in mente il caso della piccola Indy Gregory, bisogna sottolineare che lo scenario è simile ma diverso.

Indi soffriva di una malattia mitocondriale degenerativa incurabile, diagnosticata nel Queen’s medical centre di Nottingham. La bambina inglese di 8 mesi era affetta da una una gravissima patologia mitocondriale incurabile. Il suo stato di salute era stato decretato come terminale dai medici del Queen's Medical Centre di Nottingham e dai giudici britannici, nonostante l'opposizione dei genitori.  Il governo italiano, riconoscendo alla piccola la cittadinanza, aveva provato a far trasferire Indi presso l'ospedale Bambino Gesù di Roma per sottoporla a cure palliative. Il tentativo, sostenuto dai genitori Dean Gregory e Claire Staniforth, si è rivelato inutile.

Giudici e medici d'Oltremanica decisero di staccare i supporti vitali ritenendo che si tratti della soluzione meno crudele possibile, per quanto tragica, da adottare «nel miglior interesse» della bambina. Il distacco dai principali dispositivi vitali è stato eseguito in un ospizio locale. 

L'epilogo della piccola è ancora lì, impresso nelle nostre menti.

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